Dimmi cosa vuoi vedere

Marta Cuscunà presenta il progetto Earthbound 
a seguire, audio-spettacolo in cuffia

IL PROGETTO
Dimmi cosa vuoi vedere è un modo per riappropiarci del teatro anche quando il teatro non c'è. L'opera è nata nei mesi durissimi della chiusura forzata dei teatri a causa della pandemia di Covid19 ed è pensata per fruire di uno spettacolo che non può essere rappresentato sul palco. La fruizione può avvenire in forma intima (per esempio attraverso cuffie individuali) ma anche collettiva (seduti sulle sdraie in un luogo immerso nella natura). Dimmi cosa vuoi vedere può avvenire ovunque ci sia un dispositivo sonoro adatto ad ospitarlo: si adatta alla radio, agli auricolari, al sistema dolby surround del cinema, alla diffusione all'aperto o al chiuso. E se Earthbound è il racconto di un futuro possibile in cui la nostra specie troverà delle soluzioni per sopravvivere su un pianeta che non sta bene; Dimmi cosa vuoi vedere, nel suo piccolo, prova ad essere una di queste.

L’audio-descrizione sonora dello spettacolo di teatro visuale Earthbound è stata elaborata in collaborazione con Al. Di. Qua. Artists - Alternative Disability Quality Artists (la prima associazione di categoria in Italia per artiste e artisti lavoratrici e lavoratori dello spettacolo con disabilità) attraverso il processo stesso di ricerca su cosa significhi renderlo accessibile a chi non lo può vedere. L'obiettivo è fare in modo che l'audio-descrizione restituisca al pubblico un'esperienza estetica di alta qualità e coinvolgente. Non un surrogato ma una nuova dimensione di fruizione dello spettacolo. Tradurre in audio-descrizione un’opera di teatro visuale pensata per essere vista e percepita sul palco, comporta il rischio di descriverla attraverso canoni percettivi inadeguati che non tengono conto del fatto che le percezioni, le sensazioni e gli immaginari cambiano a seconda dei canali sensoriali coinvolti nella sua fruizione.

LO SPETTACOLO 
Earthbound. Ovvero le storie delle Camille è uno spettacolo di fantascienza che esplora un futuro prossimo nel quale la manipolazione del genoma umano riporta la vita in aree del pianeta danneggiate dall'uomo. Ispirato al saggio 2Staying with the trouble" della pensatrice eco-femminista Donna Haraway, la piéce nasce dall'idea che essere sull'orlo della catastrofe ormai non è più una metafora. Per uscire dall'atteggiamento distruttivo del GAME OVER che questa consapevolezza ci potrebbe portare, la filosofa Donna Haraway include nel suo saggio alcune storie di fantascienza: esempi di futuri possibili in cui la specie umana unisce le proprie forze a quelle di altre specie per salvare il nostro pianeta e prendersene di nuovo (e meglio) cura. Sono le storie delle Camille. Lo spettacolo ad esse ispirato porta in scena una piccola comunità di Earthbound, esseri umani a cui sono stati impiantati geni di creature in via d'estinzione con il duplice scopo di conservarne la specie e favorire una nuova prospettiva per l’adattamento umano all’ambiente naturale grazie alla simbiosi con il proprio doppio animale. E' così che gli Earthbound riescono a costruire legami e relazioni simbiotiche anche al di fuori dei confini della propria specie, con il fine di superare la frattura tra Uomo e Natura che ha contraddistinto l'Antropocene. I corpi ibridi degli Earthbound prendono vita sulla scena grazie alle creature animatroniche progettate dalla scenografa Paola Villani e ispirate alle opere dell'artista australiana Patricia Piccinini. A differenza delle distopie hollywoodiane in cui umanoidi, ibridi e robot sono minacce spaventose per l'umanità, gli Earthbound rappresentano creature pacifiche con cui entrare in empatia e convivenza. E se, come dice Donna Haraway, “le storie fanno i mondi. I mondi fanno le storie”, Earthbound è uno dei racconti possibili del mondo nuovo in cui potremmo trovarci a vivere domani.