Presentazione

Il Teatro del Giglio, da sempre punto di riferimento artistico e culturale della città di Lucca, dal 1985 ha ottenuto il riconoscimento di Teatro di Tradizione.
La sua nascita risale a più di tre secoli fa, quando il Consiglio della Repubblica di Lucca istitui per decreto un teatro pubblico che ebbe un'intesa attività artistica nel corso dei secoli.

Per tutto l'ottocento il Teatro del Giglio ospitò le migliori compagnie della scena italiana: concerti, danze, varità e, soprattutto, melodramma si susseguirono sul palcoscenico ed i nomi più celebri del tempo (il tenore Tacchinardi, il Duprez, il soprano Maria Malibran...) vennero ad esibirsi sulla piccola ribalta. Lo stesso Giacomo Puccini (il grande compositore, che com'è noto, è di origini lucchesi) venne a Lucca per sovrintendere i lavori della messa in scena di alcune sue opere.

La suddivisione in stagioni

L'attività del Teatro del Giglio si articola in Stagioni. Tra queste spicca per importanza e impegno la Stagione Lirica che, per consuetudine, inaugura la stagione teatrale; lungo i mesi invernali fino a primavera inoltrata si snodano le Stagioni di Prosa e Danza, e il Teatro Ragazzi.

Il Teatro ha subito un importante intervento di ristrutturazione delle sale interne nel 2020, grazie all'aiuto e il sostegno del Comune di Lucca e investitori privati.

Le attività parallele

Il Teatro del Giglio svolte inoltre attività di formazione con iniziative e laboratori rivolti al mondo della scuola e dedica al pubblico dei più piccoli una rassegna di spettacoli "Teatro ragazzi" normalmente coincidente con l'anno scolastico. Ogni attività didattica e formativa trova il suo naturale supporto informativo nella Biblioteca che ha sede nell'edificio stesso del teatro e che offre un servizio di consultazione e prestito a chi vuole approfondire ogni tipo di conoscenza e ricerca sul mondo dello spettacolo.

 

La partnership con il Teatro Del Carretto

Il Teatro Del Carretto, Compagnia di teatro di ricerca e innovazione, fondata nel 1983 dalla regista Maria Grazia Cipriani e lo scenografo Graziano Gregori, ha avuto per oltre venti anni la sua Residenza al Teatro del Giglio, che fin dal 1988 ha collaborato alla produzione e all'allestimento di alcuni spettacoli di Repertorio, conosciuti in tutto il mondo. Il Teatro Del Carretto è stato imprescindibile realtà di riferimento per il teatro contemporaneo di ricerca, capace di superare barriere linguistiche e culturali, contribuendo allo sviluppo e alla rigenerazione del panorama artistico del paese.

Cenni storici

La nascita del Teatro del Giglio risale a più di tre secoli fa, circa nel 1600. In quel periodo le più importanti attività teatrali si svolgevano nei "Teatri di Corte", sussidiati dal princile o dal duca. Spettacoli importanti venivano dati nei saloni dei grandi palazzi.

Nasce il primo Teatro in città

La nascita del Teatro del Giglio risale a più di tre secoli fa, circa nel 1600. In quel periodo le più importanti attività teatrali si svolgevano nei "Teatri di Corte", sussidiati dal principe o dal duca. Spettacoli importanti venivano dati nei saloni dei grandi palazzi.

A Lucca funzionavano da teatro due sale: quella del Palazzo Pretorio, detta Sala del Podestà e quella del Palazzo de' Borghi. Due sale erano poche e poco adatte: i crescenti sviluppi dell'arte teatrale e le crescenti esigenze del pubblico in una città come Lucca, fiorente di traffici, di commerci e di artigianato, fecero avvertire sempre più l'esigenza di un teatro.

Con decreto del 19 agosto 1672, il Consiglio della Repubblica di Lucca incaricava una Commissione di cittadini di studiare la possibilità di costruire un teatro adattando l'antico convento dei Gesuati presso la chiesa di San Gerolamo (Papa Clemente IX aveva in quel tempo soppresso l'ordine). Gli architetti e gli amanti del teatro si preoccuparono di costruire un palcoscenico piuttosto ampio e particolari accorgimenti furono escogitati nella costruzione della sala, per permettere una buona visibilità al pubblico. Il 14 gennaio 1675 avvenne la solenne inaugurazione del "Teatro Pubblico", su progetto di Francesco Buonamici e su realizzazione dell'architetto Maria Giovanni Padreddio. Da un suo documento si apprende che il nuovissimo Teatro misurò "sessanta braccia di lunghezza, ventisette da mezzogiorno e ventiquattro da settentrione di larghezza, e sedici di altezza; ebbe prospettiva in muratura, il palcoscenico largo quanto la sala e lungo dieci braccia; due ingressi e tre ordini di palchi o stanzini, innalzati su colonne di pietra, tutti in ugual modo semplicemente arredati, tranne quello di mezzo che fu ornato con decoro per accogliere gli eccellentissimi signori di governo".

L'inaugurazione

L'inaugurazione avvenne con l'esecuzione di due opere, l'Annibale in Capua di Pietro Andrea Ziani su libretto di Niccolò Berengani e il Seiano di Antonio Sartorio su libretto di Niccolò Minato. Di regola si allestivano due stagioni liriche, in Carnevale e in autunno (che coincideva con le feste della Santa Croce); nel corso dell'estate il Teatro ospitava compagnie di prosa. Il 16 Febbraio 1688, per la sbadataggine dello scaccino prese fuoco ogni cosa, tant'è vero che del Teatro non rimase in piedi altro che i muri perimetrali.

La ricostruzione

Nel 1692 il Teatro fu ricostruito sul vecchio progetto; il soffitto venne dipinto dal pittore lucchese Angelo Livoratti e il palcoscenico venne rifatto da Silvano Barbati, sempre lucchese. L'attività artistica del Teatro si protrasse a lungo nel corso del secolo diciottesimo e assunse tanta importanza nella vita della città da indurre il governo, nel 1754, a creare l'apposito Ufficio per la sua amministrazione e manutenzione; fu così costruita la "Cura sopra il Teatro", che operò fino a quando la Repubblica Lucchese rimase uno stato indipendente.

La crisi del Teatro Pubblico

Nel 1799 (caduta la repubblica) seguì la crisi del Teatro Pubblico, che vide prevalergli il Teatro Castiglioncelli in via del Moro, sorto per iniziativa privata. Senza manutenzione il Teatro andava dunque in rovina, ce ne voleva comunque uno nuovo; fu così che l'architetto Giovanni Lazzarini stese il nuovo progetto. I lavori furono iniziati nel 1817 e terminarono nel 1819. Maria Luisa di Borbone (sovrana di Lucca) ebbe l'onore di inaugurare il nuovo Teatro e sceglierne il nome tra: "Teatro S. Luigi", "Teatro Alfieri" e "Teatro del Giglio"; fu scelto quest'ultimo. Il 22 settembre 1819 il Teatro del Giglio divenne proprietà dello Stato e della sua "cura" fu incaricato il Marchese Antonio Mazzarosa.

I fasti dell'Ottocento

Per tutto l'Ottocento il Teatro del Giglio ospitò le migliori compagnie della scena italiana, gli artisti più celebri e le opere più belle dei grandi protagonisti del melodramma italiano, da Verdi a Rossini, da Bellini a Mascagni. Non ci furono modificazioni, eccezion fatta per l'illuminazione; nel 1872 fu installata a gas e nel 1911 comparve per la prima volta la luce elettrica. Sempre nel 1911 vennero apportate al Teatro alcune modifiche: venne rifatta la pavimentazione in marmo, ricostruite le scale, consolidati il tetto ed i solai, intonacate le pareti, rifatte alcune decorazioni pittoriche nella sala, installati gli impianti igienico-sanitari e sostituite le poltroncine in platea. Chiuso nel 1917, durante la Grande Guerra, e trasformato in magazzino ad uso militare, il Giglio riaprì i battenti nel 1919 con 3 opere dei compositori lucchesi Puccini, Catalani e Luporini.

Il periodo fascista

Durante il periodo fascista il Teatro divenne per la città un punto di riferimento politico, ovvero luogo di "adunate solenni". In seguito, nel 1957, ci fu un nuovo ampliamento approvato dall'Ingegner Carignani: si ricavarono 400 posti in più. L'attività artistica del Teatro subì una brusca interruzione nel marzo del 1983: per sette mesi il Teatro del Giglio rimase chiuso al fine di renderlo rispondente alle norme di sicurezza previste dalla Legge per i locali di pubblico spettacolo.

Il Giglio diventa Teatro di Tradizione

Il 20 febbraio 1985 al Teatro venne riconosciuta la qualifica di "Teatro di Tradizione": alla città di Lucca e al suo Teatro venne così conferito non solo un prestigio superiore a quello di molti teatri italiani, ma soprattutto la meritata conferma di una secolare e luminosa tradizione artistica.